La Fisica della pratica Buddistadi John ColemanCi sono il corpo e la mente. Quando il corpo e la mente si uniscono insieme c’è la coscienza.
Il corpo è composto da una massa di particelle sub-atomiche chiamate Kalapas dal Buddha.
Il corpo e la mente sono in uno stato di costante cambiamento, basato sulla Legge di causa ed effetto.
Ogni volta che qualunque pensiero, parola o azione sono preformati dalla delusione, rabbia oppure avidità, queste kalapas si urtano insieme creando frizione e sensazioni, risultanti nella coscienza di Sé e varie forme di disarmonia, sofferenza e malattia.
Più i pensieri, le parole e le azioni sono perpetrati con la delusione, rabbia e avidità, più grande sarà il numero di kalapas urtanti l’una con l’altra, creando un maggiore livello di frizione e sofferenza. La densità della compattezza delle kalapas s’incrementa con il tempo.
Senza un’ininterrotta e oggettiva (libera da desiderio e avversione) o sperimentante consapevolezza di queste sensazioni e della loro instabile natura, non si può consumare questa sofferenza.
Non significa che niente esiste
di John Coleman
Con vacuità, non vogliamo dire che niente esiste, vogliamo dire che esiste ogni cosa ma senza alcun attaccamento ad essa
come ‘Io’ o ‘Mio’.
Comprendiamo che i cinque aggregati non sono niente tranne che instabilità, insoddisfazione,
insostanzialità e vacui fenomeni completamente non correlati a qualunque Sé. Esiste tutto correlato con niente.
C’è Nibbana, completa libertà da tutta la sofferenza.
I pensieri creano l’illusione del Sé, dell’Io. Il Sé crea avversione e attaccamento (rabbia). La rabbia è sofferenza, Quando
la mente è silenziosa, non esiste il Sé, niente rabbia, niente sofferenza.
Qualsiasi problema, tu ne sei degno
di John Coleman
Qualsiasi problema, dolori, sofferenza, malattia, ansietà, tensioni, stress, etc. che tu puoi avere, te lo meriti. Tu solamente ne sei il responsabile, tu lo hai creato. Tu devi sopportarli, essere indulgente con loro, senza avversione, senza qualunque tentativo di modificarli o eliminarli. Soltanto sopportarli così come sono ... dolore, dolore. Annica manifesterà se stessa all’interno di questi conflitti e prevarrà su di loro concludendosi con la loro dissoluzione e libertà dalla sofferenza. Non esiste fuga da questa sofferenza. Non esiste un trattamento idoneo. Il trattamento può fornire un sollievo temporaneo o può spostare la sofferenza verso un’altra area. Solo la distaccata consapevolezza della sofferenza - tenendo Annica come base - permetterà alla sofferenza di dissolversi e andare via, risultando nella fine della sofferenza. I saggi sono liberi dalla sofferenza. Essi soffrono la loro sofferenza. Perciò essi sono liberi dalla sofferenza.
Vuota, inqualificata attenzione
di John Coleman
La sofferenza è la causa della sofferenza.
Voler cambiare la sofferenza è sofferenza.
Aver avversione verso la sofferenza è sofferenza.
La sofferenza cambia costantamente ed è fuggevole.
La silenziosa consapevolezza della sofferenza così com’è si risolve nella fine della causa e dell’effetto della sofferenza.
Quello che è - è sofferenza.
Quello che è - è costantemente in cambiamento, cade a pezzi, si dissolve, trascorre.
Qualsiasi tentativo di cambiare “quello che è” attraverso desiderio o avversione è in se stesso un conflitto (sofferenza) e moltiplica la sofferenza originale.
Sii consapevole della sofferenza “così com’è” senza nessun tentativo di cambiarla e l’esperienza della sofferenza si dissolve e fugge via.
Because of innocence and ignoranceby John Coleman
Due to innocence and ignorance (ignorance of Annica, Dukkha and Anatta) there is wrong choice and action
wrong or thoughts.
Due to wrong action there is suffering.
Due to suffering there is attachment and aversion.
Due to attachment and aversion combined with ignorance there is wrong action and suffering.
Suffering comes to an end as a result of experiencing suffering as suffering (as such),
until Annica – Dukkha and Anatta are evident in the suffering itself. The continuous experimentation of
suffering with the experience of Annica, Dukkha and Anatta dispels ignorance and results in the cessation of suffering.
Impariamo che non possiamo
di John Coleman
Impariamo che non possiamo creare Equanimità. L’equanimità cresce con la pratica. Noi realizziamo che con
‘vacuità’ non vogliamo dire che non esiste niente, ma senza alcun attaccamento a esso, come “Io” e “Mio”. Noi
comprendiamo che i cinque aggregati non sono nient’altro che instabili, insoddisfacenti e insostanziali o vuoti
fenomeni completamente non relazionati con un “Sé”. C’è il Nibbana, completa libertà da tutta la sofferenza.
Dukkha: sofferenza, insoddisfazione, insufficienza, fallace, fallibile, privo di metodo, non-appagante, inaffidabile, sgradevole, irragionevole, disgustoso, inaccettabile
Offrire speranza
di John Coleman
Ogni cosa che offre speranza è senza speranza, vuota, insoddisfacente. Tutte le coscienze, tutte le sensazioni, tutte le percezioni, sentimenti sono formazioni mentali, sono vuoti. Ogni cosa che è riconoscibile è vuota. Ogni cosa che è immaginabile è vuota. Ogni cosa che è esprimibile è vuota. Tutte le domande, tutte le risposte sono vuote, inutili. Tutte le prospettive sono destinate al fallimento. Non c’è speranza. Non c’è tristezza, non disperazione, solo sollievo. Tutte le speculazioni sono inutili. Può la mente essere libera dai pensieri? No! La mente esiste sui pensieri. La mente non esiste senza pensieri.
Anatta, Annica
by John Coleman
Anatta
: insubstantial, fragile, weak, unfounded, unreal, illusory, ungovernable, unmanageable, uncertain, unsustainable, incomprehensible, inscrutable, insecure, unreliable, unpredictable, uncontrollable, empty, vacuous, nothing, desolate, barren, arid, absent, disorderly, clumsy , incorrigible, abstract, inconstant, light, unreliable, irrational, undeserving.
Annica
: fickle, unstable, impermanent, unsteady, restless, changeable, disorderly, volatile, fluctuating, erratic, inconstant, variable, light, capricious, wavering, insecure, precarious, fragile, ephemeral, tenuous, spasmodic.
...